I dintorni: la ridente Villaperuccio
a Villaperuccio le testimonianze della civiltà nuragica sono numerose: le necropoli di Montessu e di Marchianna, i menhir di Luxia Arrabiosa a Terratzu e di Is Perdas Croccadas. Un tempo nel Giudicato di Cagliari, recuperò l'antica autonomia con l'elevazione a municipio nel 1979
A due passi da Nuxis,
il paese di Villaperuccio o Sa
Baronìa, come si chiama in lingua sarda, è uno dei più pittoreschi del Basso
Sulcis, sebbene sia stato elevato a comune solo nel 1979. Abitato già in epoca
antichissima, nel suo territorio si trovano numerosi siti archelogici come le
necropoli, insieme a reperti di armi e di utensili della vita quotidiana. Il paese
attuale affonda le proprie origini nel Medioevo: Villaperuccio fu parte della
curatoria del Sulcis del Giudicato di
Cagliari fino al 1258, allorché subentrarono i Della Gherardesca.
Nel Trecento giunsero gli Aragonesi e Villaperuccio passò sotto il controllo di Tului, ma nel
1348 una terribile epidemia di peste flagellò la popolazione del comprensorio,
che dovette subire anche le guerre fra Mariano
IV d'Arborea e Pietro IV d'Aragona e l’occupazione delle truppe del
Giudicato. All’inizio del Quattrocento Villaperuccio era ormai spopolato e
venne quindi ceduto agli Otger, ma si sarebbe ripreso del tutto soltanto nel Settecento
con l’insediamento di famiglie di contadini dalle zone limitrofe. Nell’Ottocento,
Villaperuccio fu accorpato al comune di Santadi, ma nel 1979 guadagnò la
propria autonomia grazie a un referendum.
Tra gli edifici degni di nota troviamo la chiesa della Madonna delle Grazie del Cinquecento e la chiesa della Madonna del Rosario del 1913, mentre fra i siti archeologici ci sono le necropoli di Montessu e di Marchianna, i menhir di Luxia Arrabiosa a Terratzu e di Is Perdas Croccadas, la diga di Monte Pranu.
Ogni anno, la prima domenica di luglio si festeggia la Madonna delle Grazie.